piede cavo: sintomi, cause, rimedi

Il piede cavo

Che cos’è il piede cavo e come si presenta

Il piede cavo è uno dei più diffusi problemi morfologici ai piedi ed è il contrario del piede piatto.
Come spesso accade con questo tipo di problematiche, sono le donne a esserne più colpite, a causa dell’abitudine di utilizzare scarpe col tacco.
Si tratta di una malformazione che determina un’accentuazione della volta plantare, che risulta eccessivamente curva. Perciò, la zona mediale del piede tende a staccarsi (più o meno, a seconda della gravità del cavismo) dal suolo, diminuendo anche drasticamente la superficie di appoggio e impedendo la distribuzione corretta del peso. Questa situazione predispone al sovraccarico del tallone e delle teste metatarsali.
Il piede cavo può essere bilaterale o unilaterale, cioè è possibile avere un piede cavo e l’altro no.

Spesso, anche se non sempre, il piede cavo è anche supinato, ossia è presente una torsione eccessiva del piede verso l’interno durante la fase intermedia della deambulazione; in parole povere, questo si traduce nella tendenza a camminare appoggiando la maggior parte del peso sulla parte esterna del piede e, come conseguenza, vediamo che le nostre scarpe sono più consumate sul bordo esterno.

Vi è indubbiamente una forte predisposizione alla supinazione nei piedi cavi, specialmente nei casi più marcati, ma non è così raro trovarsi di fronte a un piede cavo pronato, in particolare nei bambini.

Esempio di piede cavo

Cause

Le cause del piede cavo sono varie e dipendono dalla sua tipologia:

  • congenito: la presenza di una predisposizione genetica che accomuna altri membri della famiglia significa che il disturbo è presente già dalla nascita
  • idiopatico: in una percentuale ridotta di casi, non è possibile risalire al fattore scatenante
  • adattivo: il disturbo non è presente già dalla nascita ma viene acquisito col tempo, favorito da uno o più fattori predisponenti

Alcuni di questi fattori possono essere:

Classificazione

Il piede cavo si può differenziare in base all’entità della deformazione e alla conseguente perdita di appoggio plantare:

  • piede cavo di I grado: la deformazione è relativamente lieve e dalla baropodometria statica si può rilevare la presenza di un istmo che congiunge l’avampiede al retropiede (fig. 1). Questo garantisce un appoggio, per quanto ridotto, della zona mediale del piede.
  • piede cavo di II grado: non è più presente l’istmo di congiunzione tra le due zone del piede, ma soltanto un accenno (fig. 2); gran parte della zona mediale è priva di appoggio
  • piede cavo di III grado: il cavismo è molto deciso (“ipercavismo“), l’appoggio della zona mediale è nullo e l’esame baropodometrico mostra in appoggio soltanto tallone e metatarsi (fig. 3).

Piedi cavi primo secondo e terzo grado

Sintomi

A volte, i piedi cavi sono asintomatici, cioè non sono presenti sintomi, specie nei casi lievi; di norma, quando si ha a che fare con cavismi più decisi, ci sono diversi sintomi e la loro intensità tende ad aumentare.

In caso di piede cavo sintomatico, ci si può trovare di fronte a:

  • male ai piedi o fastidio
  • calli, spesso nella parte esterna del piede, sul tallone o in corrispondenza del quinto metatarso
  • difficoltà a camminare o stare in piedi a lungo
  • problemi alle caviglie: dolore e instabilità, con possibilità di cedimenti e distorsioni
  • conseguenze a cui il piede cavo predispone: dita a martello, retropiede varo, dita sollevate in griffe, abbassamento delle teste metatarsali, lassità legamentosa, fascite plantare, metatarsalgia, tendinite e mal di schiena
  • fastidi o dolore alle dita che, se sollevate in griffe, urtano costantemente contro le scarpe

È importante aggiungere che il cavismo e il sollevamento in griffe delle dita possono avere come conseguenza anche l’insufficienza venosa e linfatica. Gli effetti sono pesantezza, gonfiore, ritenzione idrica, crampi e fragilità capillare, con eventuale formazione di petecchie (chiazze di puntini rossi dovute all’emorragia che avviene quando si rompono i capillari).

Diagnosi

Solitamente, per giungere a una diagnosi di piede cavo, è sufficiente sottoporsi a una valutazione podologica e posturale comprensiva di esame baropodometrico, esame obiettivo del piede e anamnesi.

Nei casi molto gravi o se lo specialista sospetta un problema neurologico, risultano utili esami strumentali come radiografia sotto carico, risonanza magnetica o elettromiografia.

Trattamento

La cura del piede cavo varia a seconda delle cause scatenanti, della presenza e gravità dei sintomi e del grado di cavismo.

Rimedi e soluzioni che possono essere inseriti dallo specialista nel percorso terapeutico personalizzato sono:

  • plantari ortopedici su misura e utilizzo di scarpe adatte
  • esercizi specifici di allungamento (stretching)
  • antidolorifici per tenere temporaneamente a bada la sintomatologia
  • manipolazione fisioterapica

Nei casi molto gravi, dolorosi o impossibili da risolvere con i metodi conservativi sopraelencati, è possibile ricorrere all’intervento chirurgico.

Caso per caso, il medico deciderà se intervenire soltanto sui tessuti molli (per detendere la fascia plantare) o se effettuare un’osteotomia (asportazione di parte dell’osso) o un’artrodesi (fusione di ossa per stabilizzare un’articolazione).

Prevenzione

Come nella maggior parte dei disturbi di piedi e postura, è possibile intervenire per tempo per prevenire il piede cavo, tranne che nei casi congeniti.

Innanzitutto, è fondamentale una valutazione podologica e posturale che rilevi eventuali predisposizioni al cavismo o ad altre patologie.

È poi consigliabile l’utilizzo di plantari su misura, che non hanno solo funzione correttiva ma anche di prevenzione. Ricordiamo che l’uso di solette generiche, non progettate su misura sulla base del calco del piede del soggetto, non ha assolutamente lo stesso livello di efficacia.

Naturalmente, bisogna sempre fare attenzione alle calzature che utilizziamo; devono essere scarpe comode, neutre, preferibilmente con suola in gomma e di tipo sportivo (anche scarpe da running), eliminando o diminuendo il più possibile l’uso di tacchi alti e scarpe strette o troppo piatte.

Infine, può essere di aiuto effettuare esercizi di stretching della fascia plantare e camminare a piedi nudi, ma soltanto su superfici naturali come erba o sabbia; farlo su superfici artificiali e piatte non farebbe che aggravare la situazione.

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A cura dello staff Fisiopodos

I nostri approfondimenti comprendono conoscenze, consigli, rimedi e suggerimenti di carattere generale. Non devono assolutamente sostituirsi al parere del medico curante o altri specialisti, a cui è sempre fondamentale rivolgersi prima di intraprendere qualunque percorso di cura

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