Che cos’è il piede piatto e come si presenta
Il piede piatto è una condizione morfologica abbastanza diffusa ed è, praticamente, l’opposto del piede cavo.
Nei piedi piatti, la curvatura fisiologica dell’arco plantare è molto ridotta o totalmente assente; questo significa che la pianta del piede tocca completamente il suolo e si ha un eccessivo aumento della superficie d’appoggio.
Molto spesso, anche se non in tutti i casi, questa situazione si accompagna a una pronazione del retropiede (anche detta “valgismo”): un piede pronato o valgo ha il tallone che tende a cadere internamente, in un tentativo di compensare il cedimento della volta plantare.

Il piede piatto nel bambino e nell’adulto
È importante spiegare che il piede piatto nel bambino fino a 4 anni circa è perfettamente normale.
Tutti nasciamo con i piedi piatti e, in uno sviluppo normale, il nostro corpo apporta gradualmente modifiche e correzioni posturali fino a quando, intorno ai 7 anni, il piede avrà assunto la sua classica forma con l’arcata plantare curva.
Bisogna, dunque, fare una fondamentale distinzione quando si parla del piede piatto:
- nel bambino sotto i 4 anni è una condizione del tutto normale
- se, intorno ai 5/6 anni, una visita specialistica rileva uno sviluppo lento, conviene utilizzare dei plantari correttivi per riportare la situazione alla normalità e prevenire le conseguenze di questo piattismo infantile
- il piede si è sviluppato correttamente durante l’infanzia ma, in età adulta, avviene un cedimento dell’arcata plantare dovuto a cause acquisite
Cause
Come già detto, questo disturbo può essere congenito (il piede non si sviluppa mai nel modo giusto durante l’infanzia) o acquisito in età adulta.
Le cause di questo non sono sempre chiare, ma è possibile elencarne diverse:
- traumi al tendine d’Achille, ai piedi o alle caviglie
- patologie come l’artrite
- malattie neurologiche (più raramente) quali distrofia muscolare, paralisi cerebrale e spina bifida
- neuropatie come diabete e poliomielite
Inoltre, alcuni fattori che possono aggravare la patologia o accelerarne l’insorgenza sono:
- sovrappeso e obesità
- invecchiamento (usura di tendini e articolazioni)
- gravidanza (per il brusco aumento di peso)
- attività sportiva pesante, specie la corsa, non eseguita nel modo corretto
- postura scorretta
- calzature sbagliate (troppo strette, con tacchi alti o che non ammortizzino adeguatamente)
Sintomi e conseguenze
Il piede piatto non è sempre patologico: la maggior parte delle persone affette non ha sintomi fastidiosi e tende, perciò, a non intervenire.
Tuttavia, è importante notare che anche chi presenta piedi piatti asintomatici ha più probabilità di sviluppare altre patologie e disturbi, come l’alluce valgo o l’artrosi della caviglia; per questo, se possibile noi consigliamo di intervenire per tempo, specialmente nei bambini.
In presenza di piede piatto sintomatico, invece, ci si può trovare di fronte a:
- dolore ai piedi (soprattutto talloniti e fasciti plantari)
- dolore o gonfiore alle caviglie
- problematiche e dolori diffusi (polpacci, ginocchia, bacino o persino mal di schiena) dovuti alle alterazioni posturali causate da un appoggio plantare scorretto
- equilibrio lievemente alterato, in particolare quando il piede piatto si presenta in forma unilaterale anziché bilaterale
- maggiore probabilità di infortuni sportivi
- presenza dell’os tibiale (più noto come “scafoide accessorio“): un osso o porzione cartilaginea “in più”, che si trova nella parte interna dell’arcata plantare. Lo scafoide accessorio è presente dalla nascita in una piccola percentuale di individui e sembra correlato ai piedi piatti; può dare sintomi come rossore, gonfiore o dolore per l’attrito con il tendine tibiale posteriore
- la già citata iperpronazione del retropiede
- tendiniti e altre problematiche tendinee, specie a quello di Achille o al tibiale posteriore
- crampi, spesso durante la notte
Classificazione
Innanzitutto, bisogna distinguere tra piede piatto flessibile (circa il 95% dei casi) e piede piatto rigido (molto più raro e solitamente doloroso); il secondo non è correggibile manualmente.
Inoltre, si può classificare il piede piatto in tre gradi, in base alla superficie del piede che appoggia al suolo:
- piede piatto di I grado: l’ampiezza dell’istmo tra il tallone anteriore e quello posteriore è maggiore di 1/3 rispetto a quella del tallone anteriore (fig. 1)
- piede piatto di II grado: l’intera superficie del piede è in appoggio (fig. 2)
- piede piatto di III grado: oltre alla totale superficie del piede, si nota in appoggio anche una parte “in più” appartenente alla zona mediale (fig. 3); più il piede appoggia sul lato interno, più la situazione risulta grave.

Come riconoscerli?
La diagnosi di piede piatto viene effettuata dallo specialista tramite una valutazione podologica e posturale in cui venga eseguito anche l’esame baropodometrico che rilevi la superficie d’appoggio; un esame obiettivo del piede e di come il paziente cammina a piedi nudi sono, solitamente, sufficienti a confermare la diagnosi.
In casi più gravi, di difficile diagnosi o per valutare un intervento chirurgico, si può ricorrere a esami come la radiografia sotto carico, l’ecografia (in caso di sospette lesioni tendinee), la TAC o la risonanza magnetica.
Cura del piede piatto
Terapie conservative
In base alla presenza o meno dei sintomi, alla loro gravità e al grado di piattismo, si può ricorrere a una serie di rimedi e terapie conservative (cioè che non comportano operazioni chirurgiche):
- utilizzare plantari ortopedici su misura; ricordiamo che le solette generiche non sono realizzate appositamente per i piedi del soggetto e sono, quindi, meno efficaci
- calzare scarpe adatte, un po’ più alte dietro, non piatte, che scarichino e ammortizzino. Le cosiddette “scarpe antipronazione” non sempre vanno bene: non tengono conto dei diversi gradi di piattismo e rischiano, perciò, di irrigidire troppo l’appoggio del retropiede, oltre a non considerare le possibili differenze tra un piede e l’altro
- fisioterapia: esercizi correttivi per apprendere la corretta postura durante la camminata e la corsa (utile in particolar modo agli sportivi)
- camminare a piedi nudi: come sempre, ricordiamo che è opportuno farlo solo su terreni naturali come erba e sabbia, evitando le pavimentazioni artificiali
- esercizi di stretching
- antidolorifici
- riduzione del peso: non si crede più che il sovrappeso o l’obesità siano cause dirette del piattismo, ma sicuramente possono aggravare la patologia
- terapie fisiche come la tecarterapia o gli ultrasuoni per controllare il dolore
- evitare determinati sport e attività che possono far insorgere il dolore (correre, sport come la danza o il basket); ciclismo o nuoto sono gli sport consigliati. Si può camminare, anche a passo veloce o a lungo, a patto che si indossino già dei plantari ortopedici adatti
Intervento chirurgico
In alcuni casi, a seconda della gravità del piede piatto o di fronte a sintomi insostenibili, si può ricorrere alla chirurgia.
Per gli adulti, esistono diverse tipologie di intervento chirurgico, che il medico sceglierà a seconda del caso: le osteotomie comportano la rimozione di parti di ossa, le artrodesi prevedono la fusione di articolazioni.
Nei bambini fino ai 13-14 anni, invece, qualora le terapie conservative non ottenessero il risultato sperato, la giovane età e le ossa ancora in crescita permettono la correzione del piede piatto con la chirurgia mini-invasiva, in maniera più semplice rispetto agli adulti.
Le due tecniche principali si chiamano “calcaneo-stop” e “endortesi“. La prima consiste nell’inserimento di una vite nel calcagno; la seconda prevede, invece, una piccola incisione attraverso cui si inserisce una piccola protesi in una cavità naturale già presente all’interno del piede.
È comunque consigliabile adottare un plantare su misura anche per i bambini che verranno sottoposti all’intervento; permetterà di non aggravare la situazione e di non dover rinunciare ad attività di svago e sport mentre si attende l’operazione, equilibrando la postura e proteggendo la funzionalità di muscoli e tendini.
Riabilitazione
I plantari sono utili anche in post-operatorio, per adulti e bambini, naturalmente a patto che vengano preceduti da una valutazione seria, siano realizzati con i materiali giusti, abbiano le opportune correzioni e vengano alloggiati nelle scarpe adatte.
Durante la riabilitazione, è possibile fare esercizio camminando, anche a passo veloce; ovviamente la velocità e la distanza dovranno essere incrementate in modo graduale.
La corsa, invece, resta sconsigliata a causa del notevole sovraccarico che si pone sui piedi.
Prevenzione
Per cercare di prevenire i piedi piatti, si possono seguire le solite indicazioni, che sono i principi fondamentali per prendersi cura della salute dei propri piedi e della propria postura:
- sottoporsi a una valutazione podologica e posturale per rilevare eventuali anomalie e, soprattutto, sottoporvi anche i bambini intorno ai 5 anni per verificare che lo sviluppo stia procedendo senza intoppi
- correggere eventuali problemi con plantari su misura e adottando una postura corretta
- fare attenzione al tipo di calzature utilizzato: anche in questo caso, particolare cura va usata nella scelta delle scarpe dei bambini, perché possono incidere molto sui piedi in crescita (si consigliano calzature con forti laterali rigidi)
- tenere sotto controllo il peso
- effettuare esercizi di allungamento muscolare per piedi e gambe
- assicurarsi di praticare sport nel modo corretto per prevenire danni ai tendini e traumi eccessivi ai piedi